Lamperti si stupisce…e noi siamo attoniti!

L’assessore Lamperti dichiara di essere stupito delle contestazioni mosse dagli “ambientalisti” (affermazione del tutto impropria, sicuramente riduttiva, per definire i cittadini che urlano a gran voce che Monza non ha bisogno di altro cemento). Ma ad essere stupiti siamo noi cittadini.
Le sue affermazioni risultano fuorvianti, funamboliche, omissive e ormai ingiustificabili. Si perché se è vero che si può comprendere la Sua poca competenza sulla materia, è incomprensibile che non si lasci istruire e consigliare da chi è esperto della materia.

Ma andiamo per ordine:
La legge Regionale sul consumo di suolo sancisce un principio sacrosanto, ovvero la soglia di riduzione del consumo di suolo viene calcolata comevalore percentuale di riduzionedelle superfici territoriali.
L’interpretazione dell’Assessore secondo la quale per non espandersi in orizzontale ci si alza in verticale, è un pensiero di una chiacchierata fatta alla fermata dell’autobus. Appare infatti evidente come l’Assessore, che dovrebbe essere garante nel preservare il bene comune, cerchi ogni volta di rispondere come gli fa più comodo. La piazza, il verde urbano, fanno parte della cessione degli standard, ovvero di quella quota che l’iniziativa privata deve appunto cedere al pubblico. Tutti i cittadini vogliono più piazze e più verde, ma non per questo devono vedersi edificare edifici alti 7 piani, o come nel caso di via Foscolo 12 piani (per altro a fronte di una riduzione sia degli standards che dei parcheggi pubblici, quote che vengono monetizzate e non realizzate).
Insomma, stiamo parlando dell’ABC dell’urbanistica in cui ogni sforzo di un amministratore dovrebbe volgere ad un miglioramento delle previsioni, superate ed anacronistiche di un PGT già scaduto e in fase di revisione.

Invece il nostro Assessore con un abile gioco delle “tre carte” sposta volumetrie da orizzontale a verticale, dichiarando che così il consumo di suolo è fatto salvo. Nulla conta se un edificio di 7 piani sorge in una zona in cui la prevalenza di altezza degli edifici è del tutto inferiore, o peggio difronte ad un edificio tutelato. Per lui, in barba al più abile speculatore, va bene conformarsi alle impennate costruttive degne degli anni 60/70.
Abbiamo più volte cercato di mettere in evidenza che la programmazione urbanistica è la concertazione armonica del territorio, nel rispetto del paesaggio e dei fabbisogni abitativi per crescita demografica (a Monza la popolazione non aumenta da circa 40 anni).

Ci sarebbe tanto da fare se si volesse programmare la rigenerazione urbana, partendo proprio dallo studio del territorio, dalla presa di coscienza che ampie zone della città meritano di essere parte di un progetto più ampio. Lo sviluppo di un progetto urbano, quello che ogni Amministratore della città dovrebbe favorire, prescindendo dalle richieste degli operatori, ai quali potrà dare risposte quando saprà che volto dare alla città. E di questo l’Europa è piena di esempi. In Italia continua a perseverare questa “brutta abitudine”, secondo la quale se all’operatore privato non diamo volumetrie da costruire non avremo i servizi.
Tutto ciò sarebbe sensato se l’assessore Lamperti non avesse già dichiarato che tipo di città ha in mente. Ma le scelte restano sue, come le responsabilità di averle fatte, a noi preme evidenziare che ancora una volta la giustificazione di tali scelte è del tutto infondata, e come cittadini chiediamo trasparenza e coerenza.
Per questo alle approvazioni dissennate che la Giunta Pilotto sta portando avanti rispondiamo con una serie di riferimenti normativi ben precisi affinché sia l’assessore che il sindaco non commettano più l’errore di nascondersi dietro una normativa di cui non ne conoscono con ogni probabilità il contenuto.
E sulla scorta di quanto accaduto a Milano (la magistratura sta vagliano diverse autorizzazioni rilasciate dal Comune) suggeriamo ai nostri amministratori di non commettere errori.

Riassumiamo di seguito in una serie di riferimentiche possono essere utili a comprendere quale sia la ratio delle norme urbanistiche e la ripartizione delle competenze anche a livello politico:

● art. 28 L. 1150/1942 legge urbanistica statale: sulla competenza del Consiglio Comunale nelle approvazioni anche dei Piani Attuativi;

● art. 42, comma 2, lett.b) D.Lgs 267/2000: ancora sulla competenza del Consiglio Comunale in materia di Piani Territoriali e Urbanistici;

● modifica art. 117 Cost. valevole dal 08/11/2001, comma 3: legislazione regionale concorrentein materia di governo del territorio, nel rispetto dei principi fondamentali dello Stato;

● art. 14 LR Lombardia 12/2005 (legge in attuazione dell’art. 117, 3° co. Cost.): sulla competenza del Consiglio Comunale in presenza di varianti al PGT introdotte nel progettoe della Giunta in caso di progetto conforme al PGT;

● art. 5, comma 13, lett. b), DL 70/2011, convertito con modificazioni dalla L. 106/2001: chiarisce il contrasto tra l’art. 14 della LR 12/2005 e gli artt. 28 della L. 1150/1942 e 42 D.Lgs267/2000in merito alle ripartizioni di competenza della Giunta o del Consiglio Comunale.

Anche il Consiglio di Stato ha più volte rimarcato il concetto di competenza in capo al Consiglio Comunale:

● Cons. Stato n. 888/2016: ribadisce e conferma la competenza del Consiglio Comunale in merito alle approvazioni di PA non conformi allo strumento urbanistico;

● Cons. Stato n. 2762/2018: amplia la competenza del Consiglio Comunale anche sui Piani Commerciali;

Cons. Stato n. 5373 del 07/09/2020: trattasi di sentenza che riguarda l’approvazione di un Piano Attuativo convenzionato e a chi spetta la competenza tra Consiglio Comunale e Giunta;

In definitiva la Giunta può approvare il piano attuativo nel caso in cui lo stesso è coerente con lo strumento regolatore. Se, tuttavia,il piano modifica lo strumento regolatore (in variante), oppure se il PGT prevede la possibilità di una scelta di politica urbanistica richiamata nello stesso piano, in entrambi i casi la competenza rimane del Consiglio Comunale.
Se da un lato è vero che la normativa del 2011 ha disposto un trasferimento di competenza in favore della Giunta per accelerare il processo approvativo,va precisato chequalora il PGT vigente consente una scelta di politica urbanistica variabile, ad esempio in ordine alle destinazioni di una percentuale dell’area o in relazione al limite delle altezze, la competenza per l‘adozione del piano e poi per la sua approvazione rimane del Consiglio Comunalee non della Giunta, come invece è finora  accaduto negli ultimi piani attuativi adottati.

Le scelte pianificatorie, nella cui attività rientra anche il piano attuativo, come ben precisa la sentenza del Consiglio di Stato, sono scelte di politica urbanistica attinenti all’assetto possibile del territorio.

Riportati questi principi nelle vicende che riguardano Monza, se nelle schede degli AT vigenti del PGT di Monza sono presenti indirizzi che permettono scelte discrezionali, le competenze sono del Consiglio Comunale.
Comprendiamo che per i cittadini sia difficile poter entrare nel merito delle succitate normative e sentenze, tuttavia riteniamo che sia importante far capire che la normativa vigente e la giurisprudenza consolidata in materia urbanistica è ampia, e la conoscenza della stessa è indispensabile per una corretta amministrazione del bene comune.

Considerata la superficialità con la quale argomenti di cruciale importanza come la programmazione urbanistica, vengono “liquidati” sulle testate giornalistiche con affermazioni estemporanee, vogliamo ancora una volta sottolineare l’indignazione di molti cittadini difronte a tanta superficialità e manifestare il nostro personale ringraziamento ai comitati cittadini, poiché siamo tutti noi ad essere stupiti, attoniti (ma con leggi alla mano) difronte alle inconsistenti ed infondate affermazioni della Giunta Pilotto.